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Vivere con l’obesità | 4 min. tempo di lettura

Il legame famigliare è potente: il racconto di Livia

Nel percorso di trattamento e gestione di obesità e sovrappeso non siamo soli: intorno a noi ci sono le persone che condividono la loro vita con la nostra, che ci amano e che vogliono il nostro bene. Svolgono un ruolo fondamentale nello stimolarci, supportarci, spronarci e accompagnarci ogni giorno in questo viaggio, spesso con un ruolo attivo sia per quanto riguarda il cambiamento degli stili di vita (alimentazione, attività motoria, sane abitudini quotidiane), sia per la loro costante presenza al nostro fianco: condividono con noi piccoli e grandi successi, ma anche i momenti bui in cui ci sentiamo persi e vorremmo cedere alla tentazione di mollare tutto.
Livia è la moglie di un paziente con obesità che ha affrontato un lunghissimo percorso di cura, ottenendo ottimi risultati, ma con grande impegno, tenacia e forza di volontà e certamente non senza momenti complicati. «Mia moglie è sempre stata al mio fianco» ci aveva detto il marito nell’intervista che ci ha rilasciato. «Avere qualcuno che si occupi e preoccupi di te è di grande supporto in questo viaggio». Abbiamo quindi deciso di fare una chiacchierata anche con la signora Livia, per incoraggiare e stimolare quanti ogni giorno vivono con questa problematica pur non essendo i protagonisti del percorso di cura. Ma insostituibili e fondamentali co-protagonisti.

Suo marito ha affrontato un lungo periodo di trattamento dell’obesità e questo ha certamente coinvolto anche lei. Come gli è stata vicina nel percorso di cura?

Mio marito e io stiamo insieme da quasi 60 anni, gli sono sempre stata accanto in tutto il suo percorso di cura, da quando pesava 160 kg a ora, che ne pesa 100. Ci sono stati anni in cui non era in grado di spostarsi da solo e neanche di allacciarsi le scarpe in maniera autonoma. Ero sua moglie, ma anche la sua assistente 24 ore su 24, perché senza aiuto non riusciva a fare praticamente nulla.
Pur avendo vissuto momenti difficili, ho sempre cercato di non pormi di fronte a lui come un giudice, ma piuttosto accanto a lui, come una spalla su cui appoggiarsi. Qualche volta lo ammetto, ho perso la pazienza, ma sgridare e far sentire in colpa non è producente, anzi: a chi sta affrontando un percorso di gestione e di cura dall’obesità non serve il giudizio, serve, piuttosto, tanto incoraggiamento.
È richiesta una grande forza di volontà e una predisposizione a cambiare radicalmente i propri stili di vita, e di questo il merito è tutto suo: mio marito ha modificato la sua mentalità insieme con la sua alimentazione e la predisposizione all’attività fisica, ma, certo, mi ha sempre avuto al suo fianco. Non ho mai pensato, neanche nei momenti peggiori “Non ce la farà”, perché sapevo che se vuole, può tutto.

È stata coinvolta direttamente dai medici che hanno preso in cura suo marito?

Mio marito è stato ricoverato 15 giorni in una struttura dedicata al trattamento dell’obesità. Il percorso terapeutico prevedeva visite di follow up ogni tre mesi, ma era un periodo troppo lungo… in tre mesi avrebbe potuto perdersi. Ci siamo rivolti, quindi, a una dottoressa esperta di questa malattia e al suo team. All’inizio di questo rapporto, mio marito era ancora molto pesante e quindi le prime volte, proprio per questioni logistiche, lo accompagnavo io alle visite con cadenza quindicinale. Non sono stata coinvolta nel percorso di cura, ma ero spesso presente alle visite, lo assistevo perché pensava potesse essergli utile avermi lì, anche perché temeva di dimenticare qualcosa di importante da dire alla dottoressa.
È stata la scelta migliore quella di affidarsi a un’esperta del problema: lei lo ha saputo comprendere e accompagnare con professionalità e stima, senza fargli mai mancare il suo supporto, anche quando la bilancia, nonostante l’impegno e le rinunce, faticava a scendere. Il farmaco che la dottoressa ha prescritto a mio marito – e che tuttora assume con costanza – e le visite ravvicinate con i professionisti sanitari esperti di obesità hanno fatto la differenza.

Come sono cambiate le abitudini quotidiane di tutta la famiglia? Quali strategie ha messo in atto per aiutare suo marito?

Tutta la famiglia deve essere coinvolta in un cambio di mentalità e di abitudini che non possono riguardare solamente la persona che deve convivere con questa malattia. Naturalmente parte del percorso di trattamento dell’obesità riguarda alimentazione e attività fisica. L’impegno in cucina è stato sempre condiviso anche perché, se è vero che spesso la spesa la fa mio marito (ma sulla base della lista che preparo io), poi cucinare è da sempre compito mio. Abbiamo rivisto gli ingredienti, sulle indicazioni dei medici, e soprattutto le porzioni.

Oltre a questo, certamente qualche stratagemma può essere utile: per esempio noi siamo ghiotti di formaggi. Io, tra l’altro, soffro anche di osteoporosi, per cui un apporto in più di calcio mi era addirittura consigliato dal medico. Ma sappiamo bene che i formaggi sono alimenti “pericolosi” in un regime dietetico. Una volta compravamo pezzi enormi di formaggio, ora compriamo soltanto fettine piccolissime, quello che serve per una cena e nulla più, così da non avere questo alimento nel nostro frigorifero.
C’è stato un periodo, poi, all’inizio del suo percorso di cura, in cui mio marito aveva attacchi di fame notturna improvvisi, apriva il frigorifero e quello che c’era mangiava. Per aiutarlo, pensai di preparare alla sera una ciotola non troppo abbondante di cous cous con le verdure e di chiudere a chiave la porta della cucina: se avesse avuto un attacco di fame durante la notte poteva arrivare solo a quella ciotola.
Per quanto riguarda l’attività fisica, invece, ha fatto tutto da solo, perché io sono tendenzialmente pigra. Spesso l’ho accompagnato nelle sue passeggiate, ma quando non avevo voglia di andare con lui, usciva (ed esce tuttora) da solo. Certo, mi è pesato l’ingente investimento sul tapis roulant e sulla cyclette che si era impuntato di comprare qualche anno fa, ma aveva ragione lui: sono strumenti utili per fare movimento quando il meteo è avverso e li usa ancora oggi di frequente.

Couscous with shrimps and vegetables

Ci sono stati momenti di crisi o di sconforto? Come li ha superati?

Certamente ci sono stati: momenti difficili e cadute, abbuffate compulsive dalle quali indietro non si tornava, ma tutto passa ed è inutile arrabbiarsi. Giudicando si ottiene l’effetto contrario a quello che si vorrebbe avere. Nel corso degli anni, quando la situazione sembrava sfuggirgli di mano, ho fatto invece con lui lunghe chiacchierate incoraggianti In un percorso nella gestione del proprio peso i momenti bui capitano spesso, è normale, come lo è sentirsi demotivati o stanchi, ma poi si ricomincia. “Domani è un giorno nuovo, ripartiamo insieme” gli dicevo.
E un’altra cosa gli ho detto spesso nel corso degli anni e continuo a dirgli anche ora: “Sono fiera di te”. Perché se è vero che si affrontano insieme i momenti di crisi, e poi si superano, è altrettanto vero che vanno celebrati anche i piccoli o grandi successi che si raggiungono: sentirsi apprezzati e capire che si gode della fiducia di chi ci sta accanto è uno stimolo importante a far sempre meglio.

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