Tra il dire e il fare: le difficoltà di mettere in pratica ciò che
teoricamente conosciamo
Immagina un medico in sovrappeso o obeso. Questo dottore ha fallito
perché, nonostante le sue conoscenze, è incorso nella malattia? Come
si legge in questa intervista, obesità e sovrappeso possono
coinvolgere anche i professionisti della salute. Anche loro possono,
però, trarre benefici da percorsi terapeutici mirati e idonei.
“I was learning and speaking about the science of obesity while
struggling with my own personal health.”
-Ian Patton
Mi presento: mi chiamo Ian Patton e sono un professore universitario.
Insegno in una scuola di kinesiologia, una scienza che studia il
movimento del corpo e indaga i benefici dell’attività fisica. Nei miei
corsi insegno che l’attività motoria è fondamentale per un corretto
sviluppo dell’organismo e, più in generale, per la salute dell’uomo.
Invito sempre i miei studenti ad approfondire le loro conoscenze, ad
“alfabetizzarsi” sulla salute studiando, indagando e aumentando la
loro cultura.
Un alto livello di alfabetizzazione sanitaria è, infatti,
indispensabile per contrastare le fake news, le mode passeggere e i
consigli assolutamente privi di fondamento che si diffondono a macchia
d’olio -specialmente sul web- intorno al tema dell’obesità. Ampliare
le tue conoscenze ti permette di setacciare tutte queste informazioni
e distinguere quale è seria e affidabile e quale, invece, è spazzatura.
Ma è sufficiente questo per risolvere il problema dell’obesità? O
c’è dell’altro?
QUANDO IL SAPERE NON BASTA
L’alfabetizzazione sanitaria ha avuto impatto zero sull’obesità, è un
dato di fatto e questo perché la maggior parte degli interventi si
limita alla prevenzione: le campagne sociali educano a
un’alimentazione sana e ai benefici dell’attività fisica, e va
benissimo, ma parlando di obesità e sovrappeso non sono sufficienti.
In questa patologia entrano
in gioco altri fattori sui quali non si può intervenire
semplicemente correggendo la propria alimentazione o le proprie
abitudini quotidiane: genetica, innanzitutto, e biologia, ma
anche psicologia.
Se bastasse diffondere messaggi di prevenzione per risolvere il
problema, allora sarebbe corretto il messaggio che, purtroppo, troppo
spesso passa, quello che vede le persone grasse come colpevoli, per
via della loro pigrizia o mancanza di cultura.
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Pensiamo alle altre malattie croniche: ipertensione, diabete, tumori.
Basta la prevenzione per sconfiggerle? Diremmo mai a un malato di
tumore “Sei da solo, devi imparare a guarire contando solamente su te
stesso”? Perché ci si aspetta questo con l’obesità?
Vivo con l’obesità da ormai molto tempo. L’obesità mi ha quasi
ucciso: ho raggiunto i 165 kg di peso, sono stato iperteso e ho
sofferto di apnee notturne. Ho avuto la sensazione che il grasso mi
stesse risucchiando la vita. Ho perso peso, poi l’ho ripreso, perso
nuovamente e ripreso. E tutto questo perché sono sciocco e perché non
so che mangiar meno e fare sport è salutare per il mio corpo… corretto?
E invece lo so. Ho un dottorato di ricerca in kinesiologia e una
borsa di studio post dottorato, mi sono specializzato sull’obesità e
il sovrappeso e ho tenuto corsi anche di nutrizione in università: le
mie conoscenze sul tema sono alle stelle, eppure eccomi qui: obeso.
Com’è possibile?
Mi chiamavano a convegni internazionali, mi chiedevano di parlare di
fronte a platee numerose e autorevoli, parlavo di scienza dell’obesità
mentre lottavo contro la mia salute. La mia bocca diceva una cosa, il
mio corpo dava il messaggio esattamente opposto.
Questo mi ha mandato in crisi, una crisi profonda. Mi odiavo, mi
sono fatto del male e mi sono vergognato profondamente di me stesso.
Chi poteva credere nelle mie parole, chi prendermi sul serio, se
neanche io riuscivo a farlo?
Poi ho finalmente capito: l’obesità
è una malattia cronica e puoi sapere tutto sulla materia, ma non basta.
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«Mi chiamavano a convegni internazionali, mi chiedevano di parlare di
fronte a platee numerose e autorevoli, parlavo di scienza dell’obesità
mentre lottavo contro la mia salute. La mia bocca parlava di una cosa,
il mio corpo dava il messaggio esattamente opposto»
Pensiamo alle altre malattie croniche: ipertensione, diabete, tumori.
Basta la prevenzione per sconfiggerle? Diremmo mai a un malato di
tumore “Sei da solo, devi imparare a guarire contando solamente su te
stesso”? Un medico malato di cuore: gli diremmo mai che deve curarsi
esaminando i suoi testi di medicina, perché lì c’è la soluzione al suo problema?
Assolutamente no, perché le malattie croniche sono più complicate di
così e necessitano di una specifica gestione. Perché ci si aspetta
altro con l’obesità?
La politica e la società devono rendersi conto che siamo di fronte a
una malattia cronica che, esattamente come tutte le altre, richiede un
approccio diverso e percorsi di cura specifici. Siamo stati abituati a
credere che obesità e sovrappeso siano colpa della persona che ne
soffre, ma ci siamo sbagliati. E ora dobbiamo recuperare.
Dobbiamo migliorare l’alfabetizzazione sulla tematica, perché
soltanto così riusciremo a cambiare la mentalità e a bloccare la
pericolosa diffusione di informazioni false. Dobbiamo pretendere che
la politica e i sistemi sanitari riconoscano obesità e sovrappeso come
malattie croniche e che le affrontino come tali. Ma, soprattutto,
dobbiamo comprendere che, quando si tratta di obesità, serve un
approccio diverso, che sappia affrontare la malattia in tutta la sua
complessità e che non punti solo su educazione e prevenzione.
I sentimenti giocano un ruolo chiave nella gestione del peso
Mangiare per sentirsi meglio viene comunemente definita come
alimentazione emotiva, ed è il motivo per cui talvolta abbiamo bisogno
di supporto psicologico piuttosto che di consigli alimentari.
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