Uomo e donna: le differenze nel percorso di dimagrimento
Uomini e donne hanno modi spesso anche molto diversi di affrontare e
gestire obesità e sovrappeso: lo dicono chiaramente i risultati di un
importante studio condotto a livello internazionale coinvolgendo oltre
14.500 persone che soffrono di questa patologia. Action Io evidenzia
le percezioni, le attitudini, i comportamenti e gli ostacoli nella
cura dell’obesità.
“Gli uomini e le donne sono uguali”, cantava Cesare Cremonini, ma
questo non è certamente vero quando si parla di salute: esistono,
infatti, enormi e sostanziali differenze sia nella fisiologia maschile
rispetto a quella femminile – e , quindi, nella risposta
dell’organismo a trattamenti e terapie – sia nell’approccio a una
determinata patologia. Tant’è vero che si è sviluppato da tempo – e
ormai è validato ampiamente dalla comunità scientifica – il concetto
di “medicina di genere”, la branca della medicina che studia le
diversità biologiche e socio-culturali tra uomini e donne e
l’influenza che questi fattori hanno sullo stato di salute e di
malattia e sulle risposte alle terapie che caratterizzano e
differenziano l’universo maschile da quello femminile.
Non fanno eccezione la gestione e il trattamento di obesità e
sovrappeso: è quanto emerge da Action Io (Awareness, Care and
Treatment in Obesity Management, an International Observation), il
grande studio che nel 2020 ha coinvolto 11 diversi Paesi nei cinque
continenti, con oltre 14.500 partecipanti (persone con obesità) più
2.800 operatori sanitari, con l’obiettivo di identificare le
differenze uomo/donna nel riconoscimento, nella gestione e nei
percorsi di cura in merito a obesità e sovrappeso, ma anche di
individuare le percezioni, le attitudini, i comportamenti e gli
ostacoli per la cura di queste patologie.
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Action Io è il più ampio studio realizzato per individuare gli
ostacoli alla gestione dell’obesità. Ha coinvolto sia le persone con
obesità (oltre 14.500), sia i medici (2.800 operatori sanitari) di ben
11 Paesi: Australia, Cile, Israele, Italia, Giappone, Messico, Arabia
Saudita, Corea del Sud, Spagna, Emirati Arabi Uniti e Regno Unito.
Fornisce una fotografia generale, ma precisa delle percezioni e
attitudini relativi all’obesità.
Lo studio fa emergere un primo dato importante: generalmente i
pazienti con obesità sottovalutano la gravità della malattia e, di
conseguenza, non cercano l’aiuto di cui necessiterebbero per perdere
peso in maniera efficace e duratura. Il 49% di tutte le persone
con classe alta di obesità non credono, poi, che il loro peso possa
comportare una riduzione dell’aspettativa di vita e sottovalutano
anche l’incidenza di altre malattie strettamente collegate all’eccesso
di peso. Sebbene, dunque, si sia lavorato molto perché l’obesità fosse
riconosciuta come malattia cronica, spesso non ne è percepita la
gravità in primis da chi ne soffre, ma anche da molti operatori
sanitari. E questo rappresenta un grosso ostacolo nella gestione della
malattia, perché un rapporto che abbia come base la consapevolezza di
voler agire insieme, medico e paziente, con impegno e rispetto
reciproco è il presupposto indispensabile per arrivare una diagnosi il
più rapida possibile, fondamentale per avviare un processo di cura.
Rapporto medico/paziente: le criticità da risolvere
Lo studio Action Io, tra le altre cose, prende in esame proprio il
rapporto tra medico e paziente, evidenziando dati importanti: ci
vogliono in media sei anni perché una persona con obesità riesca a
discutere della sua patologia con il medico. Dalle interviste agli
operatori sanitari emerge, poi, che i medici percepiscono una bassa
motivazione nel perdere peso in chi soffre di obesità e la percezione,
da parte loro, che sia semplice dimagrire, quando invece sappiamo bene
che è un percorso lungo e spesso complicato, che coinvolge diversi
ambiti di azione e un team multidisciplinare di specialisti.
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In media passano 6 anni perché una persona con obesità riesca a
discutere della sua patologia con il medico e solo il 38% riceve, poi,
una corretta diagnosi. Lavorare sulla formazione degli operatori
sanitari è dunque di fondamentale importanza.
Uomo e donna non sono uguali nell'affrontare e gestire la malattia
Dallo studio emergono anche importanti differenze di genere
nell’approccio all’obesità: le donne sono più propense a perdere peso
rispetto agli uomini (4,6 tentativi rispetto a 3,1), sono più disposte
ad assumere farmaci e anche ad affrontare l’eventuale intervento di
chirurgia bariatrica suggerito dal medico, ma allo stesso tempo tre
donne su quattro (il 75% del campione) riassumono peso dopo sei mesi,
rispetto a un uomo su due.
Anche le patologie correlate all’obesità hanno un’incidenza diversa
rispetto al sesso di appartenenza: gli uomini hanno maggiori
probabilità di segnalare complicanze cardio-metaboliche (10% rispetto
al 4% delle donne) e pressione alta (37% gli uomini contro il 27%
delle donne), mentre ansia e depressione interessano maggiormente
l’universo femminile (28%) rispetto a quello maschile (14%). Dal
1975 i tassi di obesità si sono triplicati in tutto il mondo:
interessa ben 650 milioni di adulti e più di 120 milioni di bambini e
adolescenti, il 20% degli uomini e il 23% delle donne nella sola
Europa, e si prevede che nel 2030 sarà affetto da questa patologia ben
il 50% della popolazione europea. È una delle maggiori sfide
sanitarie che attendono il pianeta nel prossimo futuro e dobbiamo
tutti comprenderne la portata e impegnarci perché a una maggior
informazione e consapevolezza possano corrispondere interventi
terapeutici rapidi ed efficaci.
Per approfondire
G. Rigas, A. Alfadda, I. Caterson et al., “Differences in
impact and perception of obesity between women and men: results from
ACTION-IO”. Abstract presented at ECO-ICO Online, 1-4 September
2020.
P. Sbraccia, A. Alfadda, I. Caterson et al., “The
underestimation of obesity by individuals needs to be addressed by
healthcare professionals”. Abstract presented at ECO-ICO Online, 1-4
September 2020.
I.D. Caterson, A.A. Alfadda, P. Auerbach et
al., “Gaps to bridge: misalignment between perception, reality and
actions in obesity”. Diabetes Obes Metab. 2019; 21:1914-1924
L’obesità è una malattia complessa, ma il suo trattamento non deve
esserlo. Gli operatori sanitari qualificati possiedono la conoscenza e
gli strumenti necessari per creare un piano terapeutico adatto a te.
Rapporto con il medico: è tempo di un nuovo dialogo
Il paziente oggi cerca prima di tutto un dialogo con medici realmente
interessati al suo caso, empatici e coinvolti dalla sua storia. È questa
la base di partenza indispensabile per ottenere, col tempo, risultati concreti.
La perdita del peso non è un traguardo definitivo. Molte persone vanno
incontro a successivi aumenti e nuove perdite di peso (la cosiddetta
sindrome da yo-yo).
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