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Storie di cultura | 6 min. tempo di lettura

Rapporto con il medico: è tempo di un nuovo dialogo

Ridurre la terapia dell’obesità a “mangia di meno e muoviti di più” sarebbe come ridurre la terapia dell’anoressia al semplice “mangia di più”: difficilmente avremo grandi risultati. Il dialogo medico/paziente deve, invece, basarsi su un presupposto fondamentale per il successo della cura: il coinvolgimento, quel rapporto empatico e di partecipazione alla storia del paziente che lo possono spingere davvero a impegnarsi per risolvere il suo problema

“Mangia meno e muoviti di più”: se pensiamo di combattere l’obesità con frasi fatte come questa, allora siamo davvero molto lontani dalla risoluzione del problema. Se è vero, infatti, che molti sono stati i progressi, nel corso degli ultimi anni, per meglio comprendere la scienza della regolazione del peso, se è vero che anche sulle opzioni di trattamento di sovrappeso e obesità le scoperte sono state straordinarie, è altrettanto vero che la sfida principale ancora da affrontare è un’altra e resta aperta: il dialogo medico/paziente.

«La gestione dell’obesità si basa sull’ascolto, sulla comprensione della storia della persona che abbiamo di fronte. Solo così il medico potrà impostare un rapporto di collaborazione che porterà più facilmente al successo della terapia»

-dottor Michael Vallis

PERCHÉ DOVREI PARLARE CON TE?

«Sono uno psicologo della salute che da tanti anni lavora nella formazione dei medici esperti nella gestione di sovrappeso e obesità» ci spiega il dottor Michael Vallis «ma non mi occupo della formazione scientifica, quanto, piuttosto, del lato umano, della parte empatica fondamentale nella gestione del paziente obeso». Nel momento di crisi generalizzata sul futuro che purtroppo stiamo vivendo in questo tempo, il paziente cerca prima di tutto un dialogo con medici e professionisti realmente interessati al suo caso, empatici e che si facciano coinvolgere dalla sua storia. Che si prendano cura di lui, non solo dal punto di vista medico, ma come individuo nel suo complesso. «È questa la base di partenza indispensabile per ottenere, col tempo, risultati concreti» ci dice il dottor Vallis «perché il consiglio di un esperto non cambia gli atteggiamenti del paziente. Il semplice “non mangiare e muoviti di più” non basta serve altro, serve empatia, partecipazione, condivisione».

PERCHÉ DOVREI ASCOLTARE QUELLO CHE DICI?

«Rivolgo spesso questa domanda ai medici con cui lavoro, durante le mie sessioni di formazione, e ricevo sempre 3 diverse risposte: la più comune è “Perché io sono l’esperto”. 

Il parere del medico ha certamente valore, è vero, ma non basta, perché le emozioni dominano sempre la logica. Ecco che, allora, se torno a casa con i consigli del medico specialista che mi suonano in testa, ma poi la mia famiglia mi dissuade dall’ascoltarle, a chi darò più retta? Le relazioni sono importanti e i legami regolano i comportamenti.

La seconda risposta che mi danno alla domanda “Perché il paziente dovrebbe ascoltare ciò che gli dici?” è “I miei pazienti sanno che dovrebbero darmi retta”.

Questo solleva l’eterna diatriba tra desideri e doveri: ognuno di noi ha un lato emotivo basato sui desideri e interessato all’ottenimento della felicità. Ma abbiamo anche un lato logico deputato a calcolare il rapporto rischio/beneficio di ogni scelta. Secondo voi quale parte è dominante? Esatto: le emozioni dominano sempre la logica» conclude il dottor Vallis.

«Infine la terza risposta che mi danno: “Il paziente ha ragioni e motivazioni personali per seguire i miei consigli”. Verissimo: il paziente ha maggiori probabilità di ascoltare e perseguire comportamenti coerenti con i suoi valori e le sue convinzioni».

«L’approccio contemporaneo alla gestione di obesità e sovrappeso si basa sulla cura, sul rispetto e sul sostegno della persona»

-dottor Michael Vallis

La chiave di volta nella gestione e nel successo della terapia contro obesità e sovrappeso sta tutta qui: «L’esperienza della persona è la base fondamentale per il successo del percorso di cura. Ascoltarla e comprenderla con empatia e coinvolgimento anche umano, oltre che professionale, è indispensabile per gestire la malattia, per trovare insieme un percorso di cura che tenga conto della personale storia del paziente e che ne rispetti valori e convinzioni».

LA GESTIONE DELL’OBESITÀ RICHIEDE COLLABORAZIONE

Il dialogo medico/paziente si basa sul presupposto che il primo è l’esperto, il secondo il soggetto disinformato da educare. «Questo funziona al Pronto Soccorso o in sala operatoria» spiega lo psicologo «non certo nell’approccio a una patologia complessa come l’obesità, perché qui si parla di terapie che non possono prescindere dalle scelte comportamentali quotidiane del paziente. C’è un approccio medico che passa dal semplice comando: il medico ordina, il paziente obbedisce, ma in questo caso non funziona. La gestione dell’obesità funziona solo in uno spirito di collaborazione e responsabilizzazione.

Immaginiamo che il nostro medico ci dica “Sono esperto in questa materia, ma anche tu lo sei. Che ne dici di lavorare insieme per trovare soluzioni che facciano al caso tuo?”. Non sarebbe meraviglioso?» chiede provocatorio il dottor Michael Vallis. «A mio parere è questo l’unico modo per avviare un rapporto proficuo tra operatore sanitario e paziente, ma purtroppo pochissimi medici lo fanno».

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