Chiusi in casa, lontano dal medico, senza possibilità di fare
attività fisica: è indubbio che il lockdown abbia avuto effetti
negativi per tutti e soprattutto per i pazienti con obesità e
sovrappeso. Ma non bisogna farsi prendere dallo sconforto e abbassare
la guardia: la tecnologia, anzi, ci può venire incontro proprio per
non vanificare gli sforzi finora raggiunti nel mantenere sotto
controllo il peso.
Ogni anno il 10 ottobre è sempre un giorno speciale perché ricorre
l’Obesity Day, la campagna di sensibilizzazione su obesità e
sovrappeso promossa dall’Associazione italiana di dietetica e
nutrizione clinica (ADI). Generalmente in questa occasione, oltre ad
attività di prevenzione per diffondere corrette informazioni su queste
problematiche, i 130 Centri contro l’obesità dei Servizi di Nutrizione
Clinica del SSN aprono le loro porte, invitando le persone con obesità
o in sovrappeso a consulenze gratuite sul territorio. Ma questo è
l’anno del Covid-19 e lo sappiamo bene, tutto è diverso da come lo
abbiamo immaginato. E così i momenti di consulenza in presenza sono
stati sostituiti da videochiamate e webinar per meglio comprendere le
dinamiche alla base di obesità e sovrappeso.
Lo studio di fondazione ADI
In occasione dell’Obesity Day sono stati anche diffusi i dati di una
interessante ricerca condotta dalla Fondazione ADI sulle abitudini
degli italiani durante la pandemia: uno studio su 1.300 persone con
obesità o in sovrappeso, che ha portato in luce le difficoltà
affrontate da chi ogni giorno convive con queste malattie, e ora è
costretto a farlo senza poter uscire dalle mura domestiche.
Lo smart working è senza ombra di dubbio un’ottima soluzione per
restare produttivi anche fuori ufficio, ma per il 50% degli
intervistati ha comportato un aumento di peso medio di 4 kg. Più della
metà degli intervistati ha anche dichiarato di aver drasticamente
ridotto l’attività fisica (58% del campione). Il periodo di chiusura e
l’impossibilità di uscire hanno infatti favorito l’adozione di
comportamenti poco salutari in tutta la popolazione. Tra gli “effetti
collaterali” di lockdown e smart working spicca la
tendenza ad abbandonare le diete. I dati mostrano che se il 66%
dei pazienti obesi seguiva con regolarità e costanza un sano regime
alimentare prima delle misure restrittive di contenimento del virus,
successivamente, durante la quarantena, il 44% di questi lo ha interrotto.
La scarsa mobilità e la permanenza forzata tra le mura domestiche
hanno reso vani gli sforzi di molti pazienti. Molti di loro si sono
ritrovati a dover fronteggiare ulteriori conseguenze legate alla
pandemia, questa volta di carattere emotivo: rabbia, stress,
frustrazione e depressione hanno interessato -secondo la ricerca ADI-
ben il 35% dei soggetti intervistati.
In occasione dell’Obesity Day sono stati diffusi i risultati dello
studio ADI sugli effetti di lockdown e smart working sulle abitudini
quotidiane delle persone con obesità e sovrappeso: il 50% ha preso
almeno 4 kg di peso.
Si è complicato anche il rapporto con il medico
A tutto questo si aggiunga ciò che sanno bene tutti coloro che hanno
a che fare quotidianamente con una malattia cronica, sia essa il
diabete, l’ipertensione o l’obesità: è un periodo difficile per essere
pazienti, molto difficile. Alle difficoltà evidenziate dalla ricerca
ADI si aggiunge, infatti, quella enorme di non riuscire ad avere con
il proprio medico un rapporto costante e diretto. Nei centri e negli
studi medici è meglio non andare e le visite a domicilio non si
effettuano. Spesso è difficile persino raggiungere telefonicamente il
proprio medico e non perché lui non voglia esserci, ma perché oberato
di lavoro e con nuovi tempi e modalità di gestione del paziente non
sempre elastici.
«Questo scenario dimostra quanto sia delicata la gestione dei
pazienti con sovrappeso o obesità, che necessitano di essere seguiti
con un controllo costante nel loro percorso, da strutture ed équipe
multidisciplinari» commenta Antonio Caretto, presidente della
fondazione Adi, che aggiunge, però, una nota positiva: «In un momento
così complesso ci si è resi conto quanto strategie appropriate, come
il supporto remoto della telemedicina o la terapia farmacologica,
siano indispensabili per proseguire la cura e prevenire peggioramenti
e complicanze».
La tecnologia ci dà una mano
Se è vero, infatti, che l’obesità, oltre a essere correlata ad altre
malattie - come diabete e ipertensione, per esempio - è legata
negativamente anche al Covid-19. È anche vero che il modo migliore per
stare sereni è proseguire nel percorso di cura: rispettare le
indicazioni alimentari del nutrizionista, impegnarsi a praticare
moderata ma costante attività fisica anche in casa, non abbandonare le
terapie prescritte dal medico e dallo specialista. E in caso di dubbio
o di sconforto rivolgersi
al medico attraverso gli strumenti che fortunatamente la
tecnologia ci mette a disposizione e che proprio in questo momento di
difficoltà si sono rivelati preziosissimi.
Teleconsulti, telemedicina, video appuntamenti e sedute con gli
specialisti attraverso Zoom, Teams o altre piattaforme online: la
tecnologia ci viene incontro in questo difficile momento per
supportare il percorso di cura delle persone con obesità e sovrappeso
Molti dottori e centri specialistici hanno attivato, infatti, servizi
di counseling nutrizionali, psicologici e motivazionali per
accompagnare le persone con obesità e sovrappeso, proprio per non
lasciarle sole e mantenere attivo quel filo indissolubile e
insostituibile che lega la persona al suo team di medici. Questo
legame è quello che spesso fa la differenza nel percorso di cura.
Per saperne di più
Heisler-Lam, “An appetite for life: brain regulation of hunger
and satiety”.
L’obesità è una malattia complessa, ma il suo trattamento non deve
esserlo. Gli operatori sanitari qualificati possiedono la conoscenza e
gli strumenti necessari per creare un piano terapeutico adatto a te.
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