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Vivere con l’obesità | 5 min. tempo di lettura

Presa coscienza della nostra situazione, il consiglio è provare ad accettarci e amarci esattamente per come siamo: il racconto di Giulia

Giulia, modella curvy che presta il volto al nostro sito, ci racconta la “sua” verità sul peso.

Parlaci un po’ della tua carriera: come hai deciso di diventare modella? Cosa ti piace/non ti piace del tuo lavoro?

Il lavoro di modella mi ha sempre affascinata, ma non credevo che facesse per me perché non ho mai rispecchiato i canoni estetici che la società impone; quando avevo 15-16 anni ho iniziato a vedere le prime modelle curvy, come Ashley Graham e Candice Huffine, e mi si è aperto un mondo. Finalmente potevo prendermi una bella rivincita su tutte quelle persone che, quando ero piccola, mi dicevano “sei così bella, se solo fossi magra potresti lavorare come modella!”. 
All’inizio non è stato facile, perché ero minorenne e i miei genitori, lavorando entrambi, non riuscivano a portarmi a Milano, cuore della moda italiana; dunque, per spiccare il volo ho dovuto aspettare di compiere 18 anni. Una volta maggiorenne, ho iniziato a viaggiare per lavoro e questa cosa mi piace tantissimo! Vedere posti nuovi, conoscere tantissime persone, ognuna con esperienze diverse, mi diverte da matti! Anche posare mi fa stare bene, quando riguardo gli scatti vedo la persona che vorrei sempre essere: in ordine, sistemata e sicura di me. Ovviamente, come in tutti i lavori, ci sono lati positivi e negativi: partire alle 3 o alle 4 di mattina, per esempio, non è proprio comodissimo, ma ci si adegua!

Com’è il tuo rapporto con il tuo corpo? È cambiato nel tempo?

È altalenante: ci sono giorni in cui mi sveglio e mi sento bene con me stessa e mi piaccio e altri in cui, invece, mi vedo malissimo. Sono arrivata alla consapevolezza che sia la normalità, non possiamo essere sempre perfetti, siamo umani e ci sta che una mattina ci svegliamo con le occhiaie più marcate del solito perché abbiamo dormito poco o che alla sera le gambe siano gonfie perché abbiamo faticato tanto durante il giorno. 
Il rapporto che ho oggi con il mio corpo è frutto di molti anni di lotte contro me stessa, in cui non mi piacevo perché sentivo di non rispettare gli standard, perché magari non trovavo la taglia dei vestiti che adocchiavo. Certo, ci sono anche stati dei momenti in cui mi sono sentita bene, magari quando le mie amiche si lamentavano dei loro fisici e dicevano di invidiare qualcosa in me, come per esempio il seno abbondante. Tuttavia, è stato solo quando ho iniziato a vedere rappresentazioni inclusive intorno a me e sui social che ho cominciato ad apprezzare di più la mia fisicità.

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“Il rapporto che ho oggi con il mio corpo è frutto di molti anni di lotte contro me stessa, in cui non mi piacevo perché sentivo di non rispettare gli standard, perché magari non trovavo la mia taglia dei vestiti. È stato solo quando ho iniziato a vedere rappresentazioni inclusive intorno a me e sui social che ho cominciato ad apprezzare di più la mia fisicità”. 

Parliamo di stile: come scegli il tuo, nell’abbigliamento e nel trucco?

Nella quotidianità sono una persona abbastanza semplice, porto i capelli lunghi e lisci e mi trucco poco: giusto la base, un ombretto luminoso e del mascara; nell’abbigliamento passo tranquillamente da jeans, maglioncino e sneakers ad abiti e tacchi, cercando sempre di sottolineare i miei punti di forza e camuffare le parti del mio corpo che mi piacciono meno. 
Nonostante adesso vada di moda indossare look anticonformisti, io sono dell’idea che ci sia un outfit appropriato per ogni tempo e luogo, quindi cerco di vestirmi di conseguenza; sapere di indossare qualcosa di adatto all’occasione, un abito lungo se sono a una cena di gala o un completo giacca e pantalone se sono a un esame, mi fa sentire bene e sicura di me stessa, mi dà la sensazione di avere il mondo in mano e poter “spaccare”.

Come ti tieni in forma?

Ho sempre praticato il nuoto, fin da quando avevo 2 anni; nuotare mi fa sentire libera e mi aiuta a svuotare la mente, è un’ottima via di fuga dalla realtà, per lo meno nel tempo che trascorro in vasca. Ora che le piscine sono chiuse, cerco di fare esercizi a corpo libero a casa e fare lunghe passeggiate nei sentieri e nei boschi, dove posso rilassarmi e respirare aria pulita. 
Per quanto riguarda la nutrizione, invece, cerco di mantenere un’alimentazione equilibrata, mangiando in modo vario e seguendo i principi della dieta mediterranea. C’è da dire che il mio rapporto con il cibo non è sempre stato semplice, anzi nel corso degli anni ci sono stati periodi in cui era conflittuale. Un po’ di tempo fa ho seguito un percorso di educazione alimentare consapevole, in cui ho imparato a conoscere i vari alimenti e come abbinarli. Adesso mi sento serena, mangio con gusto e, se so di aver esagerato, cerco di tenermi più leggera con i pasti successivi, senza digiunare o “ammazzarmi” di sport per bruciare le calorie ingerite. In aggiunta, quando posso, mi concedo dei massaggi, che mi rilassano e aiutano per la ritenzione idrica.

Cosa pensi dei canoni estetici della moda di taglia “standard”?

Questa è una domanda un po’ difficile, perché da un lato direi che è assurdo avere degli standard, perché siamo esseri umani e non robot, non siamo fatti con lo stampino, ognuno di noi è diverso, quindi è impossibile trovare qualcosa che vada bene a tutti. Dall’altro direi che avere dei modelli di riferimento sani e non tossici può aiutarci e spronarci a migliorarci, a essere la versione migliore di noi stessi. 
Per quanto riguarda la moda credo sia importante che i brand scelgano testimonial che rappresentino chi comprerà i loro capi; è assurdo, a mio parere, che una linea di vestiti di taglie grandi per donne mature venga rappresentata da ragazze giovani e magre, perché evidentemente loro non compreranno né indosseranno mai quei vestiti. Credo che tecniche di marketing di questo tipo possano creare insoddisfazione e malessere, perché anche se compriamo quei vestiti non appariremo mai come le modelle sui loro cataloghi e questo ci fa sentire inadeguate, inadatte. Per fortuna le cose stanno cambiando: vedo sempre più brand scegliere testimonial di varie forme, misure e colori, ampliare le loro taglie e spero che si continui su questa strada.

Si parla sempre di più di body positivity in contrapposizione al body shaming: a che punto siamo, secondo te, nel percorso di consapevolezza collettiva? Cosa si può fare ancora?

Il body shaming purtroppo è sempre esistito, magari era chiamato in modo diverso, ma le critiche le abbiamo ricevute tutti, chi più chi meno. Credo che nasca principalmente dall’essere annoiati e insoddisfatti, dal non avere nulla di meglio da fare. Criticare gli altri ti dà il coltello dalla parte del manico, ti pone in una posizione di superiorità. Per questa ragione credo che sia difficile che il body shaming cesserà mai del tutto di esistere. Questo non vuol dire che non si possa lavorare per migliorare la situazione ed è proprio quello che il movimento del body positive si prefigge. Body positive è, innanzitutto, accettazione e rispetto, per se stessi, per il proprio corpo e per le persone che ci stanno intorno; ma è anche normalizzazione, questo perché nel corso degli anni siamo stati così tanto bombardati da immagini finte e ritoccate, corpi privi di difetti, che ci siamo dimenticati di quanto normale sia avere i rotolini sul ventre quando ci si siede, la ritenzione idrica e le smagliature. Chiaramente c’è ancora parecchio da fare, ma come recita il proverbio “chi ben comincia, è a metà dell’opera”.

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“Credo che il ‘body positive’ sia innanzitutto accettazione e rispetto, per se stessi, per il proprio corpo e per le persone che ci stanno intorno. 
È fondamentale essere consapevoli di chi si è e cosa si vuole; conoscere se stessi è il primo passo per amarsi e vivere serenamente”.

Quale consiglio ti senti di dare a chi non riesce a vivere con serenità il proprio aspetto, magari perché non corrisponde a canoni tradizionali?

Io credo che sia fondamentale essere consapevoli di chi si è e cosa si vuole; conoscere se stessi è il primo passo per amarsi e vivere serenamente. A chi non si accetta consiglierei di prendersi un po’ di tempo e fare un lavoro di introspezione, guardare dentro di sé e chiedersi: “Chi sono io? Chi voglio essere, cosa voglio fare? Quali sono i miei punti di forza e le mie debolezze?” Se è necessario, mettere nero su bianco questi pensieri. 
Una volta presa coscienza della nostra situazione, il consiglio è provare ad accettarci e amarci esattamente per come siamo, nella nostra unicità. Se ci sono aspetti che non ci piacciono, anziché lamentarci dobbiamo farci coraggio, metterci sotto e cercare di migliorarli, da soli o in compagnia di un amico/a, uno/a specialista o di chi crediamo possa esserci d’aiuto. Soltanto nel momento in cui siamo pienamente soddisfatti di noi stessi siamo in grado di ignorare i canoni che qualcun altro vuole imporci e vivere serenamente.

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