Presa coscienza della nostra situazione, il consiglio è provare ad
accettarci e amarci esattamente per come siamo: il racconto di Giulia
Giulia, modella curvy che presta il volto al nostro sito, ci racconta
la “sua” verità sul peso.
Parlaci un po’ della tua carriera: come hai deciso di diventare modella?
Cosa ti piace/non ti piace del tuo lavoro?
Il lavoro di modella mi ha sempre affascinata, ma non credevo che
facesse per me perché non ho mai rispecchiato i canoni estetici che la
società impone; quando avevo 15-16 anni ho iniziato a vedere le prime
modelle curvy, come Ashley Graham e Candice Huffine, e mi si è aperto
un mondo. Finalmente potevo prendermi una bella rivincita su tutte
quelle persone che, quando ero piccola, mi dicevano “sei così bella,
se solo fossi magra potresti lavorare come modella!”.
All’inizio non è stato facile, perché ero minorenne e i miei genitori,
lavorando entrambi, non riuscivano a portarmi a Milano, cuore della
moda italiana; dunque, per spiccare il volo ho dovuto aspettare di
compiere 18 anni. Una volta maggiorenne, ho iniziato a viaggiare per
lavoro e questa cosa mi piace tantissimo! Vedere posti nuovi,
conoscere tantissime persone, ognuna con esperienze diverse, mi
diverte da matti! Anche posare mi fa stare bene, quando riguardo gli
scatti vedo la persona che vorrei sempre essere: in ordine, sistemata
e sicura di me. Ovviamente, come in tutti i lavori, ci sono lati
positivi e negativi: partire alle 3 o alle 4 di mattina, per esempio,
non è proprio comodissimo, ma ci si adegua!
Com’è il tuo rapporto con il tuo corpo? È cambiato nel tempo?
È altalenante: ci sono giorni in cui mi sveglio e mi sento bene con
me stessa e mi piaccio e altri in cui, invece, mi vedo malissimo. Sono
arrivata alla consapevolezza che sia la normalità, non possiamo essere
sempre perfetti, siamo umani e ci sta che una mattina ci svegliamo con
le occhiaie più marcate del solito perché abbiamo dormito poco o che
alla sera le gambe siano gonfie perché abbiamo faticato tanto durante
il giorno. Il rapporto che ho oggi con il mio corpo è frutto di
molti anni di lotte contro me stessa, in cui non mi piacevo perché
sentivo di non rispettare gli standard, perché magari non trovavo la
taglia dei vestiti che adocchiavo. Certo, ci sono anche stati dei
momenti in cui mi sono sentita bene, magari quando le mie amiche si
lamentavano dei loro fisici e dicevano di invidiare qualcosa in me,
come per esempio il seno abbondante. Tuttavia, è stato solo quando ho
iniziato a vedere rappresentazioni inclusive intorno a me e sui social
che ho cominciato ad apprezzare di più la mia fisicità.
Parliamo di stile: come scegli il tuo, nell’abbigliamento e nel trucco?
Nella quotidianità sono una persona abbastanza semplice, porto i
capelli lunghi e lisci e mi trucco poco: giusto la base, un ombretto
luminoso e del mascara; nell’abbigliamento passo tranquillamente da
jeans, maglioncino e sneakers ad abiti e tacchi, cercando sempre di
sottolineare i miei punti di forza e camuffare le parti del mio corpo
che mi piacciono meno. Nonostante adesso vada di moda indossare
look anticonformisti, io sono dell’idea che ci sia un outfit
appropriato per ogni tempo e luogo, quindi cerco di vestirmi di
conseguenza; sapere di indossare qualcosa di adatto all’occasione, un
abito lungo se sono a una cena di gala o un completo giacca e
pantalone se sono a un esame, mi fa sentire bene e sicura di me
stessa, mi dà la sensazione di avere il mondo in mano e poter “spaccare”.
Come ti tieni in forma?
Ho sempre praticato il nuoto, fin da quando avevo 2 anni; nuotare mi
fa sentire libera e mi aiuta a svuotare la mente, è un’ottima via di
fuga dalla realtà, per lo meno nel tempo che trascorro in vasca. Ora
che le piscine sono chiuse, cerco di fare esercizi a corpo libero a
casa e fare lunghe passeggiate nei sentieri e nei boschi, dove posso
rilassarmi e respirare aria pulita. Per quanto riguarda la
nutrizione, invece, cerco di mantenere un’alimentazione equilibrata,
mangiando in modo vario e seguendo i principi della dieta
mediterranea. C’è da dire che il mio rapporto con il cibo non è sempre
stato semplice, anzi nel corso degli anni ci sono stati periodi in cui
era conflittuale. Un po’ di tempo fa ho seguito un percorso di
educazione alimentare consapevole, in cui ho imparato a conoscere i
vari alimenti e come abbinarli. Adesso mi sento serena, mangio con
gusto e, se so di aver esagerato, cerco di tenermi più leggera con i
pasti successivi, senza digiunare o “ammazzarmi” di sport per bruciare
le calorie ingerite. In aggiunta, quando posso, mi concedo dei
massaggi, che mi rilassano e aiutano per la ritenzione idrica.
Cosa pensi dei canoni estetici della moda di taglia “standard”?
Questa è una domanda un po’ difficile, perché da un lato direi che è
assurdo avere degli standard, perché siamo esseri umani e non robot,
non siamo fatti con lo stampino, ognuno di noi è diverso, quindi è
impossibile trovare qualcosa che vada bene a tutti. Dall’altro direi
che avere dei modelli di riferimento sani e non tossici può aiutarci e
spronarci a migliorarci, a essere la versione migliore di noi
stessi. Per quanto riguarda la moda credo sia importante che i
brand scelgano testimonial che rappresentino chi comprerà i loro capi;
è assurdo, a mio parere, che una linea di vestiti di taglie grandi per
donne mature venga rappresentata da ragazze giovani e magre, perché
evidentemente loro non compreranno né indosseranno mai quei vestiti.
Credo che tecniche di marketing di questo tipo possano creare
insoddisfazione e malessere, perché anche se compriamo quei vestiti
non appariremo mai come le modelle sui loro cataloghi e questo ci fa
sentire inadeguate, inadatte. Per fortuna le cose stanno cambiando:
vedo sempre più brand scegliere testimonial di varie forme, misure e
colori, ampliare le loro taglie e spero che si continui su questa strada.
Si parla sempre di più di body positivity in contrapposizione al body
shaming: a che punto siamo, secondo te, nel percorso di consapevolezza
collettiva? Cosa si può fare ancora?
Il body shaming purtroppo è sempre esistito, magari era chiamato in
modo diverso, ma le critiche le abbiamo ricevute tutti, chi più chi
meno. Credo che nasca principalmente dall’essere annoiati e
insoddisfatti, dal non avere nulla di meglio da fare. Criticare gli
altri ti dà il coltello dalla parte del manico, ti pone in una
posizione di superiorità. Per questa ragione credo che sia difficile
che il body shaming cesserà mai del tutto di esistere. Questo non vuol
dire che non si possa lavorare per migliorare la situazione ed è
proprio quello che il movimento del body positive si prefigge. Body
positive è, innanzitutto, accettazione e rispetto, per se stessi, per
il proprio corpo e per le persone che ci stanno intorno; ma è anche
normalizzazione, questo perché nel corso degli anni siamo stati così
tanto bombardati da immagini finte e ritoccate, corpi privi di
difetti, che ci siamo dimenticati di quanto normale sia avere i
rotolini sul ventre quando ci si siede, la ritenzione idrica e le
smagliature. Chiaramente c’è ancora parecchio da fare, ma come recita
il proverbio “chi ben comincia, è a metà dell’opera”.
Quale consiglio ti senti di dare a chi non riesce a vivere con serenità
il proprio aspetto, magari perché non corrisponde a canoni tradizionali?
Io credo che sia fondamentale essere consapevoli di chi si è e cosa
si vuole; conoscere se stessi è il primo passo per amarsi e vivere
serenamente. A chi non si accetta consiglierei di prendersi un po’ di
tempo e fare un lavoro di introspezione, guardare dentro di sé e
chiedersi: “Chi sono io? Chi voglio essere, cosa voglio fare? Quali
sono i miei punti di forza e le mie debolezze?” Se è necessario,
mettere nero su bianco questi pensieri. Una volta presa
coscienza della nostra situazione, il consiglio è provare ad
accettarci e amarci esattamente per come siamo, nella nostra unicità.
Se ci sono aspetti che non ci piacciono, anziché lamentarci dobbiamo
farci coraggio, metterci sotto e cercare di migliorarli, da soli o in
compagnia di un amico/a, uno/a specialista o di chi crediamo possa
esserci d’aiuto. Soltanto nel momento in cui siamo pienamente
soddisfatti di noi stessi siamo in grado di ignorare i canoni che
qualcun altro vuole imporci e vivere serenamente.
I regimi alimentari estremi - come, per esempio, la dieta chetogenica o
quella intermittente - non vanno necessariamente condannati. Possono,
infatti, fare al nostro caso, ma per saperlo è indispensabile farsi
accompagnare dallo specialista ed evitare assolutamente il fai da te.
Alimentazione consapevole: mangiare meno, mangiare meglio
A volte basta poco per limitare le quantità di cibo che mangiamo:
seguendo qualche piccolo trucco per essere più consapevoli durante il
pasto , potremo avere un migliore controllo del peso.
Come avviare la conversazione con il proprio medico? Ecco un breve
elenco di domande da porre all’esperto, un suggerimento su come muovere
i primi passi verso una collaborazione aperta e proficua nel cammino di
cura di obesità e sovrappeso.
Stai lasciando il sito laveritàsulpeso.com di Novo Nordisk
per visitare siti di terze parti, contenente informazioni che Novo
Nordisk non controlla né avalla.
Novo Nordisk non opera alcun controllo sui contenuti, sui prodotti o
sui servizi dagli stessi offerti, sulle privacy policies e sulle
sicurezze adoperate, nè sulle modalità di funzionamento di tali
siti.
Novo Nordisk non è in alcun modo responsabile dei contenuti di
questi siti, nè delle eventuali violazioni di legge poste in essere
attraverso tali siti e declina ogni responsabilità in merito a
qualunque danno eventualmente subito dall’Utente durante la
navigazione sugli stessi.