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Storie per orientare | 6 min. tempo di lettura

Regimi dietetici estremi: no al fai da te

I regimi alimentari estremi - come, per esempio, la dieta chetogenica o quella intermittente - non vanno necessariamente condannati. Possono, infatti, fare al nostro caso, ma per saperlo è indispensabile farsi accompagnare dallo specialista ed evitare assolutamente il fai da te.

Regimi dietetici estremi: è aperta la discussione intorno al tema, soprattutto sul web, dove capita di incorrere in commenti entusiastici o, viceversa, in condanne lapidarie. Eppure entrambe le posizioni sono errate: le diete estreme non sono né da condannare tout court, né da esaltare come i migliori regimi alimentari per perdere peso. Semplicemente vanno valutate caso per caso e, soprattutto, mai da soli, ma sempre con il team di specialisti (nutrizionista in primis) che ci sta seguendo nel percorso di dimagrimento. Gli specialisti, infatti, conoscono la nostra storia, le motivazioni che ci muovono, le difficoltà superate e i successi finora raggiunti, la nostra condizione di salute. Soltanto loro sono deputati a indicarci, qualora lo ritengano utile, un regime alimentare estremo e a monitorare la situazione quando lo mettiamo in pratica.

Le diete estreme non sono né da condannare tout court, né da esaltare. Semplicemente vanno valutate caso per caso e, soprattutto, mai da soli, ma sempre con il team di specialisti che ci sta seguendo nel percorso di dimagrimento.

La dieta chetogenica

Parliamo, per esempio, di “dieta chetogenica”, regime alimentare intorno al quale c’è molta confusione, innanzitutto perché non ne esiste un solo tipo, ma diversi protocolli, e poi perché la letteratura scientifica e gli studi che ne hanno finora indagato pregi e difetti sono ancora pochi e tendenzialmente non di altissima qualità. La base scientifica di questo regime alimentare c’è e può portare a buoni risultati, ma va considerata, nel percorso di cura di obesità e sovrappeso: non è una dieta adatta a tutti e la decisione di seguirla va presa in accordo con il medico. Vediamo di cosa si tratta.

La dieta chetogenica si basa sull’assenza di carboidrati e sul consumo quasi esclusivo di proteine, accompagnate da alcuni tipi di grassi e verdure. La riduzione drastica dei carboidrati costringe l’organismo a utilizzare i grassi come fonte primaria di energia: la chetosi è lo stato metabolico in cui la presenza di corpi chetogeni nel sangue è molto elevata. Prodotti dal fegato a partire dagli acidi grassi, i corpi chetonici sono surrogati degli zuccheri e vengono utilizzati dall’organismo proprio per produrre energia: quando sottraiamo zuccheri, l’energia viene tratta dai depositi di grasso e per questo si verifica, in chi segue questo regime alimentare, una rapida perdita di peso e di grasso localizzato, insieme a una diminuzione della ritenzione idrica. Per questo di dieta chetogenica si sente spesso parlare abbinandola al tema obesità.

Esistono però diversi protocolli della dieta chetogenica: variano le proporzioni tra carboidrati, proteine e grassi, ma c’è molta confusione sul tema. Basti dire che con la sigla Vlckd si possono intendere sia il protocollo “Very low carbohydrate ketogenic diet”, sia quello “Very low calorie ketogenic diet”: nel primo protocollo però, le calorie saranno più alte grazie a una maggior presenza nella dieta di lipidi. 

Qualsiasi protocollo venga utilizzato, la dieta chetogenica non è adatta a tutti: per alcuni soggetti è del tutto sconsigliata (per esempio, alle donne in gravidanza o in chi soffre di diabete di tipo 1), è un regime alimentare molto rigido, gli alimenti consentiti sono limitati e gli “sgarri” - anche minimi - posso compromettere lo stato di chetosi, vanificando gli effetti della dieta. Per questo non può essere protratta troppo a lungo nel tempo e, inoltre, richiede un’anamnesi accurata da parte dello specialista, che deve sempre valutare l’utilità e l’applicabilità della dieta per il suo specifico paziente, scegliendo per lui il miglior protocollo personalizzato. Il fai da te, insomma, è assolutamente sconsigliato.

la dieta chetogenica è un'opzione efficace nella gestione dell'obesità, ma è un regime alimentare molto rigido da seguire, con regole che non vanno infrante. Per questo va seguito soltanto in accordo con il medico e sotto la sua stretta supervisione.

La dieta intermittente

Il digiuno intermittente è un regime alimentare che ha radici antiche: il digiuno fa parte, infatti, della tradizione secolare di diverse popolazioni, che lo praticano ancora oggi per la salute e il beneficio spirituale, oltre che per motivi religiosi.

La dieta intermittente alterna periodi di digiuno a periodi di alimentazione senza restrizioni: la fase di digiuno può essere a giorni alterni (per esempio lunedì-mercoledì-venerdì a digiuno, martedì-giovedì-sabato e domenica senza restrizioni alimentari) o può interessare giornate intere nell’arco della settimana (si parla di “semi-digiuno intermittente 5:2” applicato per 1 o 2 giorni a settimana con i restanti 5 giorni di normale alimentazione) o, ancora, si può fare digiuno a partire da un determinato orario (pasti consumati dalle ore 8 alle ore 15, poi digiuno nelle restanti ore della giornata). Un altro tipo di dieta intermittente - decisamente meno severa - prevede di concentrare in un unico pasto della giornata il consumo dei carboidrati.

Il digiuno intermittente è promosso per modificare la composizione corporea con la perdita di massa grassa e, quindi, di peso: il concetto alla base di questi regimi alimentari è la “flessibilità metabolica”. L’organismo utilizza come combustibile i grassi introdotti con l’alimentazione, ma quando subentra il digiuno, l’organismo passa a consumare una miscela di grassi e carboidrati. Dopo qualche ora di digiuno l’organismo utilizza come combustibile il solo grasso presente nelle cellule adipose.

La dieta intermittente non funziona però su tutti gli individui: ad esempio, nelle persone in cui l’obesità si associa a una condizione di prediabete non dà grandi risultati e per altre ancora è del tutto sconsigliata (per esempio alle donne in gravidanza e allattamento, ai diabetici e in chi è in una fase di crescita attiva, come gli adolescenti). Non è un regime alimentare facile da seguire perché il digiuno non è una pratica congeniale a tutti, inoltre, in chi ha un’alimentazione disordinata o su base emotiva, le giornate di maggiore restrizione possono scatenare irritazione e frustrazione e una fame compulsiva difficile da controllare nei giorni immediatamente successivi al digiuno. In chi, invece, è già predisposto ad agitazione, il consumo di carboidrati limitato solo alla colazione o al pranzo, può indurre insonnia di notte, con ripercussioni sulla qualità del sonno e della vita.

In conclusione, proprio come per la dieta chetogenica, anche quella intermittente deve essere valutata con lo specialista, evitando sempre il fai da te. I regimi alimentari estremi, infatti, possono essere opzioni terapeutiche efficaci nella gestione dell’obesità, ma non sta a noi deciderlo: lo specialista è l’unico che potrà prenderle eventualmente in considerazione, ma solo dopo aver “studiato” attentamente il nostro caso e il nostro stato di salute generale. Questi regimi dietetici, infine, vanno poi sempre accompagnati da un monitoraggio regolare che preveda la costante supervisione del medico.

Per approfondire
  • M. Watanabe et al., Scientific evidence underlying contraindications to the ketogenic diet: an update
  • M. Caprio et al., Very-low-calorie ketogenic diet (Vlckd) in the management of metabolic diseases: systematic review and consensus statement from the italian Society of Endocrinology (Sie)
  • G. Muscogiuri et al., The management of very low-calorie ketogenic diet in obesity outpatient clinic: a pratical guide
  • J.F. Trepanowski et al., Effect of alternate-day fasting on weight loss, weight maintenance, and cardioprotection among metabolically healthy obese adults: a randomized clinical trial
  • M. Harvie e A. Howell, Potential benefits and harms of intermittent energy restriction and intermittent fasting amongst obese, overweight and normal weight subjects. A narrative review of human and animal evidence

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