È fondamentale avere un partner affidabile nel proprio percorso di
dimagrimento: il medico deve accompagnarci lungo la strada con
continue iniezioni di fiducia stimolando la nostra motivazione,
soprattutto in quei momenti in cui le cose si fanno più difficili. Il
rischio, altrimenti, è di perdere la bussola e abbandonare del tutto
la terapia.
Chi sta affrontando un percorso di dimagrimento lo sa bene: la strada
non è tutta in discesa. C’è la fase di diminuzione del peso, ma c’è
anche quella del plateau, cioè il momento in cui il dimagrimento si
arresta e si stabilizza nonostante non vengano meno gli sforzi e
l’impegno, così come può capitare la fase in cui si verifica
addirittura una ripresa dei chili persi. È normale nel percorso contro
obesità e sovrappeso avere fasi di stop, che ovviamente possono
scoraggiare e procurare frustrazione, fino alla voglia di abbandonare tutto.
L'importanza di avere accanto lo specialista giusto
Un ruolo fondamentale in questo percorso - e in particolare proprio
in questi “momenti bui” - lo svolge lo specialista o il team che ci ha
in cura, gli esperti che ci hanno finora accompagnato lungo la strada
per perdere peso. Rivolgersi a loro al primo segno che qualcosa non
sta andando come dovrebbe è sicuramente la cosa migliore che si possa
fare. In questi casi, infatti, non deve subentrare né senso di colpa
né vergogna, perché - è bene ripeterlo - fasi di arresto nel
dimagrimento o di incremento improvviso di peso sono assolutamente
normali nel percorso di gestione di obesità e sovrappeso.
Quello che non è corretto, invece, è reagire a queste battute di
arresto chiudendosi a riccio, vivendo la frustrazione e il dispiacere
da soli, senza condividerli con il team di esperti che ci segue.
Questo tipo di reazione è molto frequente e porta alla cancellazione
degli appuntamenti e all’abbandono delle terapie proprio quando,
invece, non andrebbe abbassata la guardia. Non bisogna sentirsi
giudicati dai medici perché, sono sia compagni di viaggio in questo
percorso quando c’è da condividere un traguardo raggiunto, sia spalle
forti su cui appoggiarsi con fiducia quando c’è un ostacolo da superare.
Superare i pregiudizi
Niente paura quindi se la bilancia non ci dà soddisfazioni, dobbiamo
confermare la piena fiducia al team che ci sta seguendo, rivolgendoci
prontamente a loro per affrontare le battute di arresto. Il team,
infatti, può aiutarci a mantenere alta la motivazione e a proseguire
il monitoraggio settimanale del peso nella delicata fase del
mantenimento.Certo, il dialogo è più facile quando con il medico e i
diversi specialisti c’è empatia; è più difficile quando il rapporto è
rigido e non improntato al pieno rispetto
Capita, infatti, che anche tra i medici faccia capolino il
pregiudizio che spesso accompagna l’obesità: una persona è in
sovrappeso perché pigra e ignorante, perché non si impegna a
sufficienza in questo percorso, perché non si informa, mangia troppo e
non pratica adeguata attività sportiva. Non è infrequente, infatti,
che vi siano medici che ignorano l’esistenza di limiti fisiologici nel
singolo ciclo di perdita di peso e, anziché valorizzare i risultati
ottenuti, abbiano un atteggiamento svalutativo nei confronti dello
sforzo effettuato.Sappiamo, però, che l’obesità è una patologia
cronica dalle mille sfaccettature, che alimentazione e attività fisica
sono certamente importanti, ma all’interno di un percorso terapeutico
ben più ampio, che deve considerare anche i fattori genetici e
l’ambito psicologico ed emozionale.
Eppure, alcune ricerche hanno evidenziato una minor empatia del
medico nei confronti proprio del paziente con indice di massa corporea
elevato. È inutile mettere la testa sotto la sabbia: il problema c’è,
si sta facendo molto per combatterlo all’interno della categoria dei
medici, ma la strada è lunga e può effettivamente capitare di trovarsi
di fronte a un dottore che ci guardi con sospetto e che possa mostrare
per noi poco rispetto. Al peso in eccesso vengono, infatti, talvolta
attribuiti altri sintomi che il paziente può accusare, spesso senza
indagare con ulteriori approfondimenti. Questo atteggiamento, oltre a
essere poco professionale, è anche controproducente, perché si è
constatata in questi casi una minor propensione del medico a dare alla
persona con obesità informazioni accurate sul percorso di cura e,
dall’altra parte, pone il paziente in uno stato di inferiorità,
demotivandolo e spingendolo a non intraprendere o addirittura ad
abbandonare il suo percorso terapeutico.
La gestione dell’obesità richiede, invece, competenza e preparazione,
ma anche grande apertura mentale verso la persona che vive questa
problematica e intensa empatia nei suoi confronti. Incontrare il
medico giusto, aggiornato sulle ultime novità scientifiche in campo di
obesità e sovrappeso e con un atteggiamento positivo verso la persona
che a lui si rivolge con fiducia è fondamentale per trovare la
motivazione e lo slancio a intraprendere un percorso di cura. Ma,
soprattutto, è la chiave di volta per superare i momenti difficili,
restare concentrati sugli obiettivi e motivati a non abbandonare la
terapia. I medici che si occupano in modo professionale di obesità,
conoscendo bene la malattia, non possono che avere un approccio non
giudicante e far sentire il paziente a proprio agio con le sue normali difficoltà.
Per approfondire
Journal of general internal medicine, nov. 2009, Huizinga et
al., Physician respect for patients with obesity
Obesity,
ott. 2013, .A.Gudzune et al., Physicians build less rapport with
obese patients
Rapporto con il medico: è tempo di un nuovo dialogo
Il paziente oggi cerca prima di tutto un dialogo con medici realmente
interessati al suo caso, empatici e coinvolti dalla sua storia. È questa
la base di partenza indispensabile per ottenere, col tempo, risultati concreti.
Pregiudizi: gli specialisti chiedono scusa per tutte quelle volte in cui
hanno sviluppato l’idea, troppo semplicistica, che per perdere peso
basti mangiare di meno e muoversi di più. Oggi sappiamo che non è
affatto così.