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Storie di cultura | 5 min. tempo di lettura

Il mea culpa dei medici

L’equazione tra energia ingerita ed energia spesa non basta nel trattamento di sovrappeso e obesità. C’è chi definisce questo paradigma diffuso dell’“Eat less, move more” come un vero e proprio incubo da cui i medici devono ora svegliarsi

Tante ricerche portano in luce un problema non trascurabile nell’approccio e nella gestione di obesità e sovrappeso: spesso gli operatori sanitari hanno pregiudizi nei confronti di coloro che convivono con l’obesità, perché si è ormai radicata l’idea troppo semplicistica e davvero pericolosa che la perdita di peso consista solo nel mangiare di meno e nel muoversi di più.
Un paziente, secondo questo paradigma, sarebbe quindi obeso o in sovrappeso perché inserisce un quantitativo maggiore di energia rispetto a quello che consuma facendo movimento.

«“Eat less, move more” è un concetto che, parlando di obesità e sovrappeso, non ha nessun fondamento di verità»

-dottor Michael Vallis

«“Eat less, move more” è un concetto che, parlando di queste patologie, non ha nessun fondamento di verità» ci dice il dottor Michael Vallis, psicologo ed esperto nella formazione dei medici specializzati in obesità. «Anzi, è un vero e proprio incubo dal quale gli specialisti devono uscire, perché ci sono ormai prove schiaccianti che l’obesità sia una condizione medica condizionata da fattori genetici contro i quali l’individuo può poco».

«L'appetito è complesso» continua lo psicologo «coinvolge diversi sistemi cerebrali che proteggono dalla perdita di peso, e il cibo tocca anche aspetti sociali ed emozioni. Di conseguenza, sappiamo che il peso non è il risultato di un semplice comportamento e non può essere controllato se non tramite un approccio che abbracci tutti gli aspetti esaminati». 

AMMETTERE GLI ERRORI, UN PASSO FONDAMENTALE

La mentalità “mangia di meno, muoviti di più” ha creato pregiudizi nei confronti delle persone che convivono con l’obesità anche da parte degli operatori sanitari e «per risolvere la situazione sarà necessario che medici e specialisti siano istruiti sulla scienza e anche sull’etica della gestione dell’obesità» afferma il dottor Vallis.

Nel frattempo bisogna lavorare duramente per riconquistare la fiducia delle persone che convivono con la malattia e lo psicologo non ha dubbi su quale sia il primo passo: chiedere scusa. «Se ti abbiamo trattato male e hai sofferto per questo, ti chiediamo scusa» afferma con convinzione. «Nel percorso di cura per sovrappeso e obesità sei un partner alla pari del medico che ti ha in carico. E se non sei soddisfatto delle cure che stai ricevendo, hai tutto il diritto di impegnarti in una discussione costruttiva con il tuo dottore. Non arrenderti, esistono operatori sanitari empatici che praticano un approccio collaborativo nella cura dell’obesità».

«Se ti senti giudicato dal tuo medico, parlane apertamente, e se continui a sentire che con lui manca empatia, rivolgiti a un altro specialista. Non arrenderti, esistono operatori sanitari empatici che praticano un approccio collaborativo nella cura dell’obesità»

-dottor Michael Vallis

Michael Vallis incoraggia, infine, i pazienti a parlar chiaro: «Se ti senti giudicato dal tuo medico, parlane con lui apertamente, e se nonostante questo continui a sentire che con lui manca empatia, rivolgiti a un altro specialista. Come in tante occasioni nel corso della vita, anche nella gestione dell’obesità potresti dover impiegare del tempo per trovare quello che fa per te, quello che saprà ascoltarti, entrare nella tua storia e comprendere come accompagnarti con partecipazione proficua nel percorso di cura».

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